Cresce la tensione nel carcere di Oristano.
Una nuova giornata di tensione ha caratterizzato il carcere di Oristano, dove due detenuti, in orari distinti e in sezioni separate, hanno appiccato incendi nelle loro celle, bruciando arredi, materassi e lenzuola. Le fiamme si sono rapidamente diffuse, rilasciando fumi tossici che hanno invaso i corridoi, rendendo l’aria irrespirabile.
L’incendio delle celle nel carcere di Oristano.
Secondo quanto riportato dalla Uil Pa Polizia Penitenziaria della Sardegna, il primo detenuto si è chiuso nel bagno della sua cella, aprendo la doccia per ostacolare l’intervento degli agenti. I fumi hanno rapidamente invaso anche il bagno, rendendo difficoltosa la respirazione per il detenuto, che tuttavia ha rifiutato di aprire la porta, barricandosi all’interno. Dopo vari tentativi, gli agenti sono riusciti a sfondare la porta, portando in salvo l’autore dell’incendio. Dopo aver domato le fiamme e ristabilito l’ordine, un secondo detenuto, a distanza di qualche ora, ha innescato un altro incendio, costringendo nuovamente gli agenti a intervenire per salvare il responsabile e mettere in sicurezza gli altri detenuti, evitando intossicazioni e gravi ustioni.
Le richieste dei sindacalisti Uil Pa.
Il segretario generale della Uil Pa, Michele Cireddu, ha commentato l’accaduto sottolineando che si è trattato di un episodio che poteva concludersi in tragedia. Se gli agenti non avessero agito prontamente, mettendo a rischio la propria vita, l’epilogo sarebbe stato sicuramente diverso.
Si è corso un grave rischio.
La Polizia Penitenziaria ha affrontato un grave rischio per salvare i detenuti, ma incredibilmente non può contare su un servizio sanitario immediato, dato che i medici dell’istituto si sono dimessi in massa e non è garantita la loro presenza 24 ore su 24. Per un istituto di queste dimensioni, questa situazione diventa estremamente preoccupante. I sindacalisti avevano già richiesto l’intervento dell’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi, del Provveditore Antonio Galati e dei vertici del Dipartimento, ma, a distanza di mesi, la situazione rimane invariata.