L’importanza del diritto di voto alle elezioni regionali.
L’articolo 48 della Costituzione porta con sé il gusto dolceamaro di quell’Italia post bellica spaccata in due tra fascisti consapevoli, inconsapevoli e oppositori tonanti o silenti. Il diritto di voto è dal 1945 sinonimo di suffragio universale, il pubblico femminile si affaccia alla politica attiva della nazione. L’esercizio del diritto è ora fruibile a tutti coloro i quali siano in possesso della capacità giuridica e di agire. La nostra Costituzione lo definisce nei suoi principi fondamentali libero, eguale, segreto, un dovere civico imprescindibile.
Il voto è libero come la frangia di italiani che dopo le tragiche vicende del 1943 hanno avuto lo spirito e l’audacia di porre l’individuo a perno della ricostruzione morale della nazione. Eguale perché non esclude alcuno per motivi di razza, religione e tendenze politiche. Segreto perché non trova corsie preferenziali forzate tramite coercizione fisica e morale nella scelta del candidato ideale cui saranno attribuiti onori ed oneri. Non trova o scatena più ripercussioni sulle scelte ideologiche degli elettori liberi, mai più schiavi dell’imposto.
Il diritto di voto è un dovere civico in quanto espressione dell’approvazione e del dissenso civile. Strumento di pace attraverso cui si fa la rivoluzione senza fare la guerra. Sancisce il principio più genuino della battaglia delle idee e del progresso sociale e statale. Esso racchiude tutti i dolori, le sciagure, le discriminazioni dell’Italia durante la guerra. Una nazione dall’animo sofferente che ha sete di rivalsa. Tale diritto, tuttavia, va esercitato. Per ricordare l’amato Presidente della Repubblica Sandro Pertini : ” La costituzione non è una macchina che va avanti da sé”. Spetta a noi non fare sì che tali articoli restino lettera morta di un bel vecchio testo. La continuità dell’esercizio del diritto e del dovere rende funzionante una macchina che altrimenti non agirebbe mancando dell’olio, i cittadini, che fanno scorrere gli ingranaggi.
Fino al 1993, l’inadempienza relativa al dovere di voto veniva giuridicamente notata negativamente tanto da dover giustificare la propria negligenza, mancanza di senso civico al sindaco della propria città. Sintomo dell’attenzione e del buon rimprovero che si muoveva così da creare una comunità cosciente, unita. Tessere continuamente la rete di collegamento e comprensione tra eletto ed elettore, sviluppare il dialogo e il confronto tra due mondi che sembravano così lontani e così avulsi l’uno dall’altro.
Il gioco dei palazzi e dei cantieri, dei braccianti, del ceto non più povero ma sicuramente più umile che cerca una connessione e riscatto. Il dovere del voto dà voce a quelle famiglie italiane di metà novecento composte da otto figli e un solo padre lavoratore, quelle che si nutrivano di canzoni alla sera perché il proletario non aveva ricevuto la paga dal capo cantiere. Tramite il voto trovano adesso un fascio di luce e collegamento ai grandi palazzi.
Un forte e fermo invito a tutti gli elettori di recarsi alle urne. Le battaglie sociali e politiche della nostra cara amata Italia appartengono a tutti.