La moratoria sulle energie rinnovabili in Sardegna.
La Sardegna, con il suo vento costante e il sole splendente, è stata identificata come una delle regioni con il maggiore potenziale per la produzione di energia rinnovabile in Italia. Le stime suggeriscono che l’isola potrebbe generare circa 54.000 GWh all’anno da impianti eolici e 41.800 GWh all’anno da impianti fotovoltaici. Quantità che superano di quasi dodici volte il fabbisogno elettrico annuo dei sardi. Tuttavia, questa grande opportunità sta attirando l’attenzione delle grandi multinazionali, pronte a sfruttare le risorse dell’isola per profitti esterni, suscitando una crescente preoccupazione tra gli abitanti e i politici locali.
Nonostante la Regione Sardegna abbia recentemente approvato una moratoria di 18 mesi sulla realizzazione di nuovi impianti eolici e fotovoltaici, questa decisione sembra destinata a scontrarsi con le normative nazionali. Il Decreto Legislativo numero 199/2021, infatti, vieta esplicitamente la sospensione dei procedimenti di autorizzazione per l’individuazione delle aree idonee. In base a questa legge, la Regione ha 180 giorni per definire tali aree, rendendo di fatto inefficace la moratoria.
Il voto del Consiglio regionale ha visto 32 membri favorevoli, 21 astenuti e uno contrario. Questa moratoria, definita come misura transitoria e di emergenza, è stata voluta dalla giunta di Alessandra Todde e sostenuta dalla maggioranza con l’obiettivo di pianificare meglio il futuro energetico dell’isola e mappare le aree idonee per gli impianti. Tuttavia, questa decisione ha sollevato un ampio dibattito tra la maggioranza e l’opposizione. Quest’ultima critica nei confronti della misura pur riconoscendo la pressione mediatica e dei comitati territoriali contro la speculazione.
Tra le modifiche accolte dalla maggioranza, spicca la deroga per gli impianti agrivoltaici, che prevede una distanza minima di due metri dal suolo e una dimensione massima di 10 megawatt. Nonostante ciò, fino ad oggi sono state le multinazionali a decidere dove e come installare le centinaia di pale eoliche sull’isola, generando elettricità per altre regioni.
Il Consiglio regionale ora ha 180 giorni per identificare le aree idonee. La sfida è trovare un equilibrio tra lo sviluppo delle energie rinnovabili e la salvaguardia del territorio. Il centrodestra ha proposto diversi emendamenti per limitare l’impatto degli impianti, mentre la maggioranza insiste sulla moratoria nonostante la sua incompatibilità con il decreto nazionale.
Le responsabilità in gioco sono enormi. Da un lato, la Sardegna deve proteggere il suo patrimonio naturale e culturale, dall’altro deve sfruttare in modo sostenibile le sue risorse energetiche. Il rischio è che, senza una chiara pianificazione e un’adeguata regolamentazione, l’isola diventi preda delle grandi multinazionali, con scarse ricadute positive per la popolazione locale.
La Sardegna deve scegliere tra essere una terra di opportunità o una terra di saccheggio. La speranza è che la decisione finale non sia dettata da interessi esterni. Si auspica invece una volontà di garantire un futuro sostenibile e prospero per tutti i sardi.