
La risposta di Mauro Pili all’articolo de Il Fatto Quotidiano.
La diatriba tra Mauro Pili, caporedattore de L’Unione Sarda, e Il Fatto Quotidiano ha riacceso i riflettori sulla speculazione eolica in Sardegna. L’articolo di Mauro Lissia pubblicato venerdì scorso su Il Fatto Quotidiano ha accusato Pili di essere il responsabile del progetto eolico di Saccargia attraverso una delibera del 29 luglio 2003, che avrebbe autorizzato un progetto ritenuto ora problematico per il territorio.
Diverse omissioni nell’articolo contro Mauro Pili comparso su Il Fatto Quotidiano.
Alcuni elementi chiave sembrano essere stati trascurati nell’articolo online del giornale diretto da Peter Gomez e Marco Travaglio. Il progetto in questione, che prevedeva l’installazione di 45 aerogeneratori alti 50 metri e con una capacità di 50 megawatt, ottenne il via libera dall’organo tecnico di valutazione dell’epoca e successivamente dal governo regionale presieduto da Pili. La delibera fu condizionata da prescrizioni tecniche e dal controllo della Soprintendenza archeologica, in un contesto normativo e tecnologico ben diverso da quello odierno. L’articolo de Il Fatto Quotidiano, però, omette di menzionare un aspetto: la differenza di scala tra le pale eoliche del 2003 e quelle attuali.
Le pale eoliche erano molto più basse di quelle attuali.
Nel 2003 le pale eoliche erano significativamente più basse, con un’altezza di circa 50 metri. Oggi, i progetti moderni prevedono aerogeneratori che superano i 240 metri, con conseguenti impatti ambientali e visivi ben più marcati. L’articolo di Lissia non ha adeguatamente considerato questa evoluzione, contribuendo così a un’informazione parziale.
La risposta di Mauro Pili non si è fatta attendere.
“Ora, nel momento più duro per la difesa della Sardegna, della guerra contro l’invasione eolica, contro faccendieri e speculatori di ogni genere, due poveretti tentano di attaccarmi su commissione del Palazzo – scrive Pili -. Insomma, una sorta di killer da quattro soldi. La mia guerra alla devastazione eolica è datata. Il 21 luglio del 2003, qualche giorno prima che lasciassi la Presidenza della Regione, sfiduciato da sanguisuga e potentati dell’immondezza, varavo, prima Regione in Italia, forse la prima in Europa, le linee guida per fermare la distruzione dei paesaggi. Lo riportano tutti gli analisti del settore, basterebbe studiare per conoscere. Negli anni prima, era il 2001, feci una battaglia durissima per respingere tutti i progetti eolici che il Ministero dell’Industria, ministro Bersani, stava finanziando in Sardegna attraverso la legge 488. Non se ne fece nemmeno uno. Tutti respinti, perché era obbligatoria l’intesa della Regione che non arrivò mai”
La denuncia delle infiltrazioni mafiose in Sardegna.
“Nel 2009 in Parlamento denunciai le infiltrazioni mafiose in Sardegna sull’eolico. Feci nomi e cognomi, dimostrai intrecci bancari e finanziari. Scrissero testi e inchieste su quelle mie denunce. Basta leggere il libro ‘Vicini di Mafia’ del Sole 24 ore per trovare la ricostruzione esatta di quelle mie azioni – scrive ancora Pili -. La Commissione Antimafia mi interrogò sulle vicende denunciate. Ci furono arresti eccellenti, soggetti che cercarono in tutti i modi di farmela pagare”.
“Sono stato il primo a proporre in Italia, 23 anni fa, un piano per l’Idrogeno: era il 2001. Chiamai a dirigere quel progetto non un mio amichetto di partito, ma il Premio Nobel per la Fisica, il professor Carlo Rubbia. Mettemmo a punto un progetto per realizzare ‘L’Isola dell’Idrogeno’, piano rigorosamente pubblico. Scrivemmo anche il Piano energetico regionale, il primo della storia della Sardegna che prevedeva per i successivi vent’anni la produzione di 2.000 megawatt di energia rinnovabile da produrre nel totale rispetto di ambiente e paesaggio. Il progetto, dopo la fine della mia presidenza, si fermò. Rubbia lasciò l’incarico per dissapori con i successori al governo della Regione”, prosegue.
Un atto dovuto e obbligatorio.
“Ora, questi due signori al guinzaglio di potentati e faccendieri, sventolano una delibera dell’ultima giunta del mio mandato da presidente, luglio 2003. Se fossero stati capaci di leggerla, ma sono ignoranti come pochi, avrebbero potuto accorgersi che si trattava di un atto dovuto che solo un ignorante può confondere con indirizzo politico. Si trattava di un parco eolico, per quanto mi riguarda assolutamente inopportuno, che, però, era stato approvato da tutti i soggetti preposti. Da Soprintendenze regionali e statali, voluto a gran voce dai due Comuni di Nulvi e Ploaghe, approvato dal comitato tecnico scientifico preposto, da tutti gli organismi di valutazione ambientale. Si trattava, dunque, di un atto dovuto e obbligatorio”, incalza ancora Pili.
Si prevedono pale altre 240 metri a fronte delle vecchie da 50 metri.
“Quelle due sottospecie di ‘professori’, geni del buco, pretendono dall’alto della loro ignoranza di comparare il progetto di allora con quello proposto ora dai petrolieri della Erg. Non studiano, e se studiano non capiscono. Il progetto presentato dalla Erg, per il quale mi oppongo con tutte le mie forze, prevede pale da 240 metri d’altezza, a fronte di quelle vecchie di 50 metri, pale eoliche devastanti che finirebbero sul proscenio di Saccargia e non solo. Dimenticano, non capiscono le differenze o sono tonti. Tutte le soprintendenze hanno bocciato il progetto della Erg, è stato bocciato dalla Regione, è stato bocciato dal Ministero dei Beni culturali, è stato bocciato dall’assessorato dell’Ambiente, è stato bocciato dal Tar e dal Consiglio di Stato”, conclude.