Il piano sfollati di Campi Flegrei e Vesuvio coinvolge la Sardegna.
In uno scenario che la comunità scientifica e le autorità si augurano di non dover mai affrontare, la Sardegna si prepara a un possibile ruolo cruciale in caso di eruzione del Vesuvio o, ipotesi ancor più complessa, della caldera dei Campi Flegrei. La prospettiva, legata a un evento vulcanico di portata eccezionale, comporterebbe non soltanto ripercussioni ambientali e climatiche di livello globale, ma anche la necessità immediata di mettere in moto un gigantesco piano di evacuazione e accoglienza per decine di migliaia di persone.
Le indicazioni del piano nazionale della Protezione civile.
L’isola, secondo le attuali indicazioni del piano nazionale della Protezione civile, aggiornato nel 2018 dopo una lunga fase di studio avviata nel 2003, è tra le regioni italiane designate ad accogliere i cittadini provenienti da aree ad alto rischio, come il quartiere napoletano di Posillipo e il Comune di Pompei. Complessivamente, da quella zona, circa 60mila persone potrebbero essere costrette ad abbandonare le proprie case.
L’intervento dell’isola scatterebbe fase successiva all’evacuazione.
Secondo la Protezione Civile, l’intervento dell’isola scatterebbe solo nella fase successiva all’evacuazione. Sarà infatti la Regione Campania a organizzare l’esodo dalle zone rosse e a requisire i mezzi navali. A seconda del tipo di eruzione, i porti d’imbarco sarebbero Napoli o Salerno, mentre lo sbarco potrebbe avvenire a Olbia o Cagliari. Da lì i rifugiati ambientali
Le modalità di accoglienza in Sardegna degli sfollati di Campi Flegrei e Vesuvio.
Le modalità di accoglienza dipenderanno dalla stagione: in inverno si prevedono alberghi per la prima ospitalità, in estate si ricorrerebbe a tendopoli. In ogni caso, si punta a non disperdere nuclei familiari o comunità di vicinato. Un’organizzazione pensata per rispondere, nel modo più umano e ordinato possibile, a un’eventualità che cambierebbe profondamente i destini di migliaia di persone.

