Il Piano territoriale Areus e le carenze nella provincia di Oristano

Le carenze del Piano territoriale Areus in provincia di Oristano.

Un nuovo Piano territoriale pieno di falle quello dell’Areus, Azienda Regionale Emergenza Urgenza Sardegna. Attualmente, le postazioni dei mezzi di soccorso di base (MSB) sono distribuite su 151 comuni, mentre i mezzi di soccorso avanzato (MSA) sono distribuiti su 23 comuni. Ovvero in 174 dei 377 comuni sardi (il 46% del totale) è presente una postazione di soccorso. Vale a dire che nel restante 54%, più della metà del totale, sono assenti.

L’attuale rete territoriale della Regione Autonoma della Sardegna nell’ambito del soccorso pre-ospedaliero 118 è costituita sia da postazioni con mezzi di soccorso di base (MSB), in convenzione con Enti del Terzo Settore (ETS), mediante equipaggi costituiti da soli soccorritori “laici”, sia da postazioni con mezzi di soccorso avanzato (MSA) dotati di professionisti sanitari (medici e/o infermieri), che comprendono ambulanze medicalizzate o “Mike”, automediche, ambulanze infermieristiche –“India” o MSI.

La rete ordinaria, ossia quella che non considera il potenziamento estivo e le postazioni attivate in via straordinaria a seguito dell’emergenza Covid-19 destinata a mantenere l’attività in relazione all’andamento dell’emergenza-urgenza standard storica, conta su 196 postazioni MSB, sia H24 che H12, attualmente operative; 24 ambulanze medicalizzate, 1 automedica sperimentale su Cagliari e 3 ambulanze infermieristiche, di cui 2 (Macomer e Tortolì) attivate prima dell’istituzione di Areus, cui si aggiunge in via sempre sperimentale, l’infermieristica di Decimomannu. La rete del soccorso pre-ospedaliero è completata dal servizio garantito attraverso 3 elicotteri, ubicati a Cagliari, Alghero (Aeronautica Militare) e Olbia, quest’ultimo 24 ore.

Analizzando la mappa regionale delle postazioni 118, con le ipotesi delle postazioni MSA Mike/India H12/H24, la situazione è a dir poco drammatica. Comuni come Paulilatino, che contano oltre 2mila abitanti, o Villaurbana, dove sono 1.400, non hanno un’ambulanza base. Nemmeno un servizio H12.

Così a Paulilatino le ambulanze sono costrette ad arrivare da Ghilarza, dove c’è l’ambulanza medicalizzata nei casi più gravi. Oppure da Abbasanta o Santu Lussurgiu dove c’è il servizio H24. Nei comuni limitrofi, a Fordongianus e Busachi ci si accontenta di un servizio H12.

A Villaurbana, invece, l’ambulanza medicalizzata più vicina arriva da Oristano, mentre le confinanti Siamanna, Palmas Arborea e Mogorella non hanno nessun servizio, nemmeno in H12. I quattro comuni insieme hanno 4mila abitanti e distano tra loro diversi chilometri. E talvolta, complice il traffico, non si riesce ad arrivare nei tempi standard.

Eppure l’indicatore territoriale “core” – D09Z – Time to target – Intervallo Allarme-Target dei mezzi di soccorso, prevede un tempo di 20 minuti. Tempo corrispondente al 75° percentile della distribuzione dei tempi che intercorrono tra l’inizio della chiamata telefonica alla centrale operativa del 118 e l’arrivo del primo mezzo di soccorso sul luogo dell’evento che ha generato la chiamata. Per i casi più gravi, invece, il secondo indicatore territoriale “non core” – D08C – First Hour Quintet, mostra che il 72% degli interventi per gravi emergenze mediche come arresto cardiaco, sindrome coronarica acuta, insufficienza respiratoria acuta, ictus e traumi viene effettuato con mezzi di soccorso avanzato ogni anno.

Tuttavia, in caso di arresto cardiaco anche 10 minuti sono troppi. Il danno cerebrale è probabile se l’arresto cardiaco dura più di 5 minuti senza l’intervento di primo soccorso che prevede la rianimazione cardiopolmonare (RCP). E il decesso è probabile se l’arresto cardiaco dura più di 8 minuti.

L’Areus motiva i punti critici affrontati dalla Rete del soccorso pre-ospedaliero nella Regione Sardegna con diversi fattori di criticità. In primo luogo, l’isolamento geografico rende impraticabile il supporto extra regionale secondo gli standard del Time-To-Target, sia per la rete avanzata del 118 (MSA ed elisoccorso), sia per la rete di base e per situazioni di maxiemergenza, dato che la Sardegna non confina con altre regioni. Inoltre, la vastità territoriale è significativa. Con circa 24.100 chilometri quadrati, la Sardegna è la terza regione italiana per estensione, rappresentando circa l’8% del territorio nazionale. Lo sviluppo costiero, con quasi 1.900 chilometri di coste, la colloca come la regione italiana con la più vasta estensione costiera, coprendo circa un quarto dei confini marittimi del Paese.

Secondo l’indicatore territoriale Istat di dotazione infrastrutturale, la regione ha tra i più bassi indici d’Italia sia per dotazioni assolute che per funzionalità. Cosicché per Areus risulta particolarmente rilevante lo stato della rete viaria e quello di comunicazioni e fonia, oltreché del traffico dati.

C’è anche la dispersione demografica, con meno di 66 abitanti per chilometri quadrati è la più rilevante, per estensione e numero di abitanti (1.587.413 al 1° gennaio 2022) tra le tre regioni meno densamente popolate d’Italia. Influisce anche l’invecchiamento della popolazione dal momento che l’isola è al terzo posto nazionale come indice di vecchiaia (241% contro una media nazionale di 188, dato Istat 2022), mentre si posiziona all’ultimo posto come tasso di natalità (5,2% contro media nazionale di 6,8, dato Istat 2021), mostrando come nei prossimi anni il rapporto tra popolazione over 65 e under 15 andrà ad incrementarsi ulteriormente.

Non meno importante il turismo estivo. In particolare nelle aree costiere si sviluppa una pressione sulle strutture destinate all’emergenza sanitaria data da un elevato numero di turisti in rapporto ai residenti. L’indice di sviluppo umano, al 14° posto su 20 regioni italiane. Rilevante anche per la connessione tra livello culturale (alfabetizzazione), stato di salute e speranze di vita della popolazione con accesso alle cure.

Anche le reti ospedaliere e territoriali risultano inefficienti, ciò a causa di leggi di riforma del sistema sanitario regionale e dei piani di riorganizzazione. Attuati solo in parte o del tutto disattesi.

Vi è anche la carenza di professionisti sanitari, con medici specialisti e convenzionati in particolare, ma anche operatori del comparto sanitario. Le difficoltà di reclutamento, infatti, sono tanto maggiori quanto più ci si allontana dai principali centri abitati dell’Isola.

Infine la riduzione tendenziale del mondo del “volontariato” su tutto il territorio nazionale, anche per ragioni demografiche e conseguente difficoltà di operatori “laici” disponibili, particolarmente nelle aree rurali più disagiate. Perciò, forti delle carenze, si dovrebbe pensare ad un pagamento fisso per quanti adempiono le operazioni di soccorso.

Tali elementi, secondo l’Areus, rafforzano la necessità di rivedere l’attuale assetto dei mezzi di soccorso avanzato e dei mezzi di soccorso base della Regione. In particolare andando a rivalutare complessivamente anche il posizionamento delle attuali postazioni esistenti, sulla base di dati rilevanti.

Questo Piano è stato predisposto a partire dall’analisi delle informazioni sull’attività erogata dal 118 nel corso del 2022, rapportate al Time to target, distinguendo tra comuni urbani (dove lo standard è quello di garantire il 75% degli interventi entro gli 8 minuti per i codici rossi), comuni intermedi e comuni rurali. Ad oggi, pertanto, è rimasto in gran parte disatteso.

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Pietro Serra
Pietro Serra nasce a Sassari il 7 aprile 1988 e cresce a Sorso, cittadina nella provincia di Sassari. Giornalista pubblicista, dal 1 gennaio è direttore del Giornale di Oristano.