
I Radicali Italiani chiedono la verità sul caso di Stefano Dal Corso.
Nelle ultime ore, gli attivisti dei Radicali Italiani hanno visitato il carcere di Oristano, concentrando l’attenzione sulla tragica vicenda di Stefano Dal Corso, 42 anni, presumibilmente ucciso dopo aver assistito a un rapporto sessuale tra due operatori carcerari. Marisa Dal Corso, sorella della vittima, esprime dubbi sul presunto suicidio del fratello, sottolineando che le scarpe ritrovate su Stefano non erano le sue e che la documentazione del caso, inizialmente catalogato come suicidio, presenta foto in bianco e nero fotocopiate, senza gli originali nel fascicolo.
“Al carcere di Oristano manca lo Stato – afferma il tesoriere nazionale di Radicali Italiani Filippo Blengino -. Manca nel momento in cui sulla vicenda di Stefano Dal Corso, a distanza di anni, non si riesce a fare luce. Davanti all’emergenza carcere, che anche in Sardegna è sintomo della marcescenza di un sistema che fallisce nel suo principale obiettivo, ossia la rieducazione, serve un cambio di passo, serve che lo Stato veda con i propri occhi. Per questo inviteremo la presidente della Regione Alessandra Todde alla nostra prossima visita”.
Stamane, insieme a Filippo Blengino, erano presenti le cariche di Sardegna Radicale Gabriele Casanova, Giulia Giglio e Emanuele Palomba. “Lo Stato manca nel momento in cui, a fronte di una popolazione detenuta molto anziana, l’assistenza sanitaria è mozzata ed è sempre più complesso accedere a cure generali e specialistiche. Manca quando la struttura continua a presentare serie problematiche da anni, a partire da infiltrazioni d’acqua mai risolte. Manca nel momento in cui la politica, anche locale, continua nel marginalizzare e stigmatizzare il carcere, non promuovendo rapporti che possano essere il preludio di iniziative fondamentali per il reinserimento sociale”.