La scarsità di acqua colpisce duramente Oristano e altri territori della Sardegna, creando difficoltà a cittadini e imprese. Nell’Isola oltre seimila realtà “idro-esigenti”, che impiegano più di ventimila lavoratori, rischiano di vedere compromessa la loro attività produttiva. Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, evidenzia l’urgenza di costruire nuove reti, ammodernare quelle esistenti e promuovere una gestione responsabile dell’acqua da parte di tutti.
L’allarme siccità preoccupa sempre più, generando razionamenti e restrizioni. La combinazione di piogge quasi assenti, temperature elevate protratte per oltre otto mesi e i cambiamenti climatici sta mettendo a dura prova il sistema produttivo sardo. “Il forte impatto del climate change già da parecchi anni sta creando seri problemi a tutto il nostro territorio e alle imprese, e sempre più ne potrà crearne in futuro se non continuiamo la ciclopica opera di ammodernamento delle infrastrutture idriche, che dovrà andare di pari passo sia con la corretta gestione dell’acqua da parte di tutti, sia con la tutela dell’ambiente. È uno sforzo che dobbiamo compiere insieme: Istituzioni, aziende e cittadini”, spiega Meloni, riferendosi alla situazione che ha costretto numerosi comuni a sospendere le forniture idriche.
Secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, l’analisi delle “Imprese idro-esigenti dell’Isola” ha rilevato 2.137 aziende manifatturiere, di cui 1.493 artigiane, attive nei dieci settori che consumano la maggior quantità di acqua, pari al 36,3% delle risorse idriche regionali. I comparti con maggiore intensità di utilizzo idrico sono quello estrattivo, tessile, petrolchimico, farmaceutico, gomma e materie plastiche, vetro, ceramica e cemento, carta e prodotti in metallo. Complessivamente in questi settori operano quasi 12mila addetti, di cui quasi 4mila artigiani.
A queste attività si aggiungono i servizi alla persona – lavanderie, acconciatori, estetisti – che consumano acqua in quantità superiori a quella di una famiglia media. Qui operano circa 4mila imprese con 8.500 dipendenti, portando il totale delle attività coinvolte a oltre 6mila per più di 20mila lavoratori. La siccità influisce anche sulla regolarità della fornitura idrica nelle principali aree turistiche.
“È il momento giusto per riflettere sulle azioni da compiere – prosegue Meloni – e per continuare a programmare e progettare per non farci trovare impreparati anche nel futuro di fronte al sempre più probabile perdurare di assenza di precipitazioni. Ciò significa anche continuare a utilizzare le risorse europee, perché emergenze come queste, purtroppo, saranno sempre più frequenti, e dobbiamo fare di tutto affinché territori, imprese e cittadini non vadano in difficoltà perché viene a mancare il bene materiale più prezioso: l’acqua”.
A preoccupare ulteriormente è il notevole volume d’acqua perso quotidianamente a causa delle condutture in cattive condizioni, nonostante i progressi realizzati negli ultimi vent’anni. Secondo l’analisi, la Sardegna è la quarta regione più “sprecona” d’Italia: ogni giorno nelle reti vengono immessi 129 milioni di metri cubi di acqua (circa 424 litri a persona), di cui se ne perdono 224 pro capite, pari al 52,8%, contro una media nazionale del 42,4%. Tra i capoluoghi sardi, Sassari registra il 63,4% di perdite, Oristano il 60,4%, Nuoro il 55,1% e Cagliari il 53,5%, mentre la città più virtuosa è Carbonia con il 21,7%.
“Noi piccoli imprenditori siamo fortemente interessati al tema della corretta gestione idrica – continua Meloni – dato che, per quanto riguarda l’approvvigionamento dell’acqua utilizzata nei processi produttivi, le imprese con meno di cinque addetti utilizzano nella maggior parte dei casi acqua della rete pubblica per uso civile, mentre le imprese medie e grandi si servono di sistemi di auto-approvvigionamento o di infrastrutture dedicate a nuclei e aree industriali. Per questo insistiamo sulla necessità di investimenti per ridurre la dispersione della risorsa idrica a causa delle cattive condizioni delle infrastrutture. In Sardegna, come è noto, quasi il 50% dell’acqua immessa nella rete, pari a oltre 25 milioni di metri cubi, non arriva nei rubinetti dei sardi”.
L’acqua si conferma una risorsa strategica, sempre più cruciale in uno scenario di cambiamenti climatici. La frequenza e l’intensità crescente della siccità mettono a rischio non solo l’approvvigionamento idrico per usi civili, agricoli e industriali, ma anche la produzione di energia idroelettrica, elemento chiave del mix energetico nazionale e leva per la transizione ecologica. Secondo il bilancio mensile di Terna, nei primi sette mesi del 2025 la produzione idroelettrica, concentrata al Nord, è scesa del 22,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, sebbene rimanga superiore ai livelli del 2022 e del 2023, anni caratterizzati da gravi crisi idriche.

