L’Esercito esclude alcuni giovani sardi per la vitiligine.
Il sogno di una carriera militare si infrange spesso contro criteri sanitari che molti giovani considerano ormai superati. È quanto emerge dalla vicenda di un 20enne originario della provincia di Oristano, che si è visto respingere la domanda di arruolamento nell’Esercito a causa della vitiligine, una condizione dermatologica che non compromette le capacità fisiche né le prestazioni operative.
Diversi giovani in Sardegna esclusi dall’Esercito per la vitiligine.
Il caso del giovane non rappresenta un episodio isolato. In diverse aree della Sardegna, così come nel resto della Penisola, altri aspiranti militari raccontano esperienze analoghe, accomunate dall’esclusione dai concorsi nonostante il superamento delle prove atletiche e attitudinali. La presenza della patologia, infatti, viene considerata ostativa in fase di selezione, pur non incidendo sulla resistenza, sulla forza o sull’idoneità allo svolgimento delle attività previste dalla vita in divisa.
Non c’è uno studio definitivo.
La vitiligine è una malattia autoimmune cronica caratterizzata dalla progressiva perdita dei melanociti, le cellule responsabili della pigmentazione cutanea, con la comparsa di chiazze chiare sulla pelle. Dal punto di vista medico non è contagiosa né debilitante e non interferisce con le capacità funzionali di chi ne è affetto. Sul tema non c’è comunque uno studio definitivo e proprio su questo aspetto si concentra la riflessione di chi contesta l’attuale impostazione dei criteri di idoneità.
La rabbia degli esclusi che pensano di agire per vie legali.
“Di fronte a queste esclusioni stiamo valutando di muoverci insieme per far valere le nostre ragioni, anche ricorrendo alle vie legali. Chiediamo un riesame delle norme che regolano l’accesso alle Forze armate, perché riteniamo che non rispecchino più le attuali conoscenze scientifiche e finiscano per penalizzare ingiustamente chi è perfettamente idoneo al servizio – afferma il giovane, che preferisce restare anonimo -. Questa situazione, a nostro avviso, solleva un tema più ampio che riguarda il rapporto tra salute, inclusione e accesso al pubblico impiego, in particolare in settori tradizionalmente selettivi come quello militare. Resta il senso di amarezza di chi, come noi, ha dimostrato preparazione e motivazione, ma vede il proprio percorso arrestarsi a causa di una condizione che non impedisce in alcun modo di servire lo Stato”.
