Mafia nigeriana, tra riti voodoo e traffici illeciti in Sardegna

Mafia nigeriana a Sassari

L’analisi sulla presenza della Mafia nigeriana in Sardegna.

La cosiddetta “Black Mafia” o “Mafia nigeriana” è uno dei fenomeni criminali più pericolosi presenti in Italia, anche in Sardegna, e all’estero. Diffusa a livello globale, dagli Stati Uniti all’estremo Oriente, si trova anche in Europa.

La presenza della Mafia nigeriana in Sardegna.

In Sardegna la presenza della mafia nigeriana la si trova in inchieste giudiziarie del 2018 e 2019, documentate anche nelle Relazioni semestrali della Direzione Investigativa Antimafia del 2022 e 2023. Documenti che mettono in risalto il fatto che nel Distretto di Sassari e Cagliari si è manifestato questo fenomeno, già oggetto di indagini e processi svolti in altre sedi, esercitando un penetrante controllo nel territorio con relazioni stabili con la criminalità organizzata campana. È di una settimana fa la vasta operazione della polizia di Stato nel centro storico di Sassari che ha smantellato una pericolosa rete mafiosa nigeriana della Confraternita Viking di 30 persone, 15 delle quali a Sassari e le rimanenti come proiezione criminale nella penisola.

Come si articola.

Trattasi di un fenomeno mafioso poco indagato e conosciuto, considerato erroneamente emergente, mentre la sua genesi e diffusione ha radici pluridecennali. Solo oggi si capisce la reale pericolosità. La Black Mafia ha delle peculiarità, ma agisce in ogni ambito economico che produce profitto illegale: dal trafficking a quello del petrolio, dal traffico di droga a quello di armi, dalle truffe amorose ai rapimenti, omicidi su commissione, sfruttamento della prostituzione.

Ha un elemento distintivo ed è anche la sua arma più sconosciuta e antica: i riti voodoo, definiti anche riti Juju. Possono essere definiti primordiali pratiche magiche per sottomettere le proprie vittime, perlopiù giovani donne. Che posseggano un reale potere è ininfluente, ciò che conta è la credenza profonda e radicata nella cultura popolare da essere usata come una vera e propria arma.

Gli scopi dell’organizzazione criminale.

Lo scopo è quello di assoggettare la volontà delle persone, ma anche propiziare traffici illeciti e colpire i nemici. Chi subisce il rito è totalmente soggiogato e spaventato, soprattutto perché la sua trasgressione è punita con la morte o con il ferimento. Non c’è nulla di magico. È semplicemente un’azione violenta criminale messa in campo da tutte le mafie.

Ad esempio nelle zone rurali della Nigeria i mafiosi reclutano vittime della tratta e queste pratiche voodoo vengono praticate prima di partire per l’Europa nei confronti di giovani donne destinate alla prostituzione. Inoltre la mafia nigeriana controlla pericolosamente l’area del Mediterraneo dove da diversi lustri si svolgono traffici di esseri umani. Il fenomeno migratorio, considerato erroneamente momentaneo, è qualcosa che investe in maniera epocale il presente e ha complessità difficili da affrontare. In tale contesto si muove su tutta l’area dell’Africa occidentale, facilitata dalla posizione e la permeabilità ai confini, rendono la Nigeria e i paesi limitrofi, molti denominati “NarcoStati”, ideali per il traffico internazionale di droga dal sud America. Altra peculiarità è che si muove silenziosa, considerata marginale, ha sfruttato questo fattore a suo favore. È considerata dagli addetti ai lavori una mafia geopolitica: capirla significa comprendere come si muove lo scenario geopolitico mediterraneo.

Un ragionamento errato.

Viene sottovaluta anche per un velato razzismo di fondo. “I neri non possono fare paura, la mafia è nata in Italia e non prenderanno mai il sopravvento”: ragionamento tra i più errati. La sua presenza nel Paese è stata permessa e alimentata dalle mafie nostrane. L’Italia è la prima linea di questa “nuova mafia”, anche la prima a contrastarla e quella che ha una conoscenza organica. Anche per la sua legislazione Antimafia, è stata la prima a riconoscere come mafia la criminalità nigeriana.

I primi passi alla scoperta della mafia nigeriana.

Le prime indagini indagini risalgono al 2000 e le prime condanne a Torino nel 2006. Questi gruppi mafiosi, una minoranza rispetto a chi si vuole realmente integrare, attraverso con la nativa Nigeria, ha iniziato a costituire i gruppi criminali già presenti nella terra d’origine attraverso confraternite: le più importanti “Black Axe”, “Vikings” ed “Eiye”. I nigeriani sanno immergersi nella società, alimentandone i vizi e traendo profitti riciclati in patria. È una mafia transnazionale che agendo su scala globale con rapidità e fluidità dispone di grandi capitali e criptovalute.

I gruppi criminali nigeriani che formano la mafia sono definiti “Cult”. Hanno un origine benevola negli ambienti universitari come i famigerati Black Axe. I buoni intenti si sgretolano con i cambiamenti in atto nella società nigeriana. Da questa prima Confraternita si formano tutte le altre come i Viking, smantellata una settimana fa e presente a Sassari.

Violenza e brutalità.

Dagli anni ’80 tali Confraternite diventano violente e brutali. Anni di regime militare nigeriano e utilizzate per reprimere avversari politici e alimentate dallo stesso regime.
I riti dei nuovi adepti vedono bere intrugli di sangue, devono dimostrare coraggio stuprando una giovane donna studentessa. Le donne per accedervi devono reggere l’immane violenza di essere abusate sessualmente per un intero giorno. In poco tempo si diffondono operando in tutti i settori criminali divenendo vere e proprie associazioni criminali.

Con la fondazione e diffusione de la “Supreme Vikings Confraternity” si assistette a un periodo di cambiamenti drammatici. I leader militari iniziarono a considerarle come una forza da utilizzare. Ai Vikings vennero forniti denaro e armi diventando così potenti che negli anni ’90 questi cult iniziarono a infiltrarsi negli apparati statali ed economici del Paese portando i politici a voler il loro appoggio.

La presenza in Italia e in Sardegna della mafia nigeriana.

La deriva criminale del cultismo in Italia, è considerata un sottoprodotto della generale situazione politica e sociale del Paese d’origine. In diverse indagini condotte dal pubblico ministero Giovanni Conzo si viene a conoscenza di come siano radicati nel territorio campano e da lì a poco nelle altre regioni italiane tra cui la Sardegna.

Il ruolo della donna.

Una delle figure operative della Mafia Nigeriana è quella della “Madame” o “Maman”. Sono tutte donne nigeriane che si occupano dello sfruttamento della prostituzione, all’interno e sotto la guida del cult mafioso. I mariti delle Madame hanno il compito di picchiare o minacciare le giovani donne prostitute, il rito voodoo è all’ordine del giorno anche su minorenni. I visti per entrare sono quelli del ricongiungimento familiare attraverso addetti corrotti nelle ambasciate. Il costo è di 7.000 euro. Una caratteristica per diventare capo delle cults è quella della violenza indiscriminata e usare sistematicamente il rito voodoo.

Come si struttura la mafia nigeriana in Europa.

La mafia nigeriana si struttura nei cosiddetti “Segmenti”: per l’esattezza, tre linee orizzontali. Nella linea di vertice si posizionano i leaders, diretta espressione dei cult, appena analizzati. Solitamente sono dei personaggi che vivono in Nigeria o nelle Città del Nord Italia e Europa. In questo caso si tratta di immigrati ben inseriti nel contesto sociale del luogo di residenza. Hanno un loro nucleo familiare e non hanno precedenti di polizia. La loro attività di copertura è quella imprenditoriale nei settori più disparati come import- export di vari prodotti. Insomma tutte attività lecite, pulite.

L’ultimo segmento è formato dai soldati, impegnati in lavori sporchi come spacciatori e trafficanti, corrieri e ovulatori di sostanze, prostitute e maman che le sfruttano, picchiatori e mansioni simili. In genere l’organizzazione mafiosa fa ottenere permessi di soggiorno con lavori falsi, mai svolti, ma reali.

Chi sono realmente gli ovulatori.

Figura fondamentale nel business criminale sono gli ovulatori. Si tratta di corrieri che inseriscono le droghe contenute in ovuli confezionati con cellophane o le occultano in orifizi corporei. Trasportano sino a quasi un chilo di droga ciascuno per viaggio guadagnando 3.000 euro a tratta e spese escluse. Tale trasporto è pericoloso, può provocare la morte se l’involucro si rompe mandando l’ovulatore in overdose. Infatti i viaggi avvengono perlopiù in aereo e vengono utilizzati incensurati e dotati di regolare permesso di soggiorno per ridurre il rischio di suscitare sospetti agli apparati di Polizia.

C’è chi però non possiede il permesso di soggiorno come gli immigrati arrivati da poco tempo. Tale criticità preoccupa poco l’organizzazione perché riesce subito a sostituire il soldato e poi perché vi è la consapevolezza che le persone fermate non collaboreranno in quanto subiscono l’assoggettamento psicologico da rito voodoo e per evitare ritorsioni fatali sui parenti.

I colletti bianchi della mafia nigeriana.

Ancor più interessante, è il segmento di mezzo, la cosiddetta “zona grigia”. Chi si trova tra i capi e i soldati agisce soprattutto come tramite fra i due estremi, affinché non entrino mai in contatto. In sostanza tutelando il più possibile i capi dei cults da possibili compromissioni con persone oggetto d’indagine e portarli a essere coinvolti in qualche inchiesta nei Paesi dove risiedono.

Naturalmente chi fa parte del segmento di mezzo non deve macchiarsi di reati, né rischiare incriminazioni proprio per i legami privilegiati con i capi della mafia. Per intenderci uno spacciatore o una “Madame” dell’organizzazione mafiosa non ha mai alcun tipo di contatto con i vertici. Solo gli appartenenti alla zona grigia e nessun altro conoscono le loro vere identità e le tengono segrete. Solo colpendo il segmento di mezzo e acquisendo le loro comunicazioni si può arrivare a smantellare il vertice dei Cults” mafiosi nigeriani che potremmo chiamare i “Colletti Bianchi della Black Mafia”.

Informazioni su Angelo Azara 2 Articoli
Analista in geopolitica, intelligence, sicurezza nazionale e internazionale ed esperto in criminalità organizzata.