L’arcidiocesi di Oristano dimentica i manifestanti al porto.
L’arcidiocesi di Oristano ha perso l’occasione di dimostrare vicinanza e sostegno ai laici. Durante lo sbarco delle pale eoliche al porto di Oristano, nessun sacerdote è stato presente per offrire una parola di conforto a chi si oppone a un’operazione che molti considerano una speculazione dannosa per il territorio. Mentre gli imprenditori si preparano a sfruttare le risorse naturali della Sardegna, la Chiesa locale si è mostrata impegnata in altre faccende, ignorando la sofferenza e l’indignazione dei cittadini.
La mancata celebrazione di una Messa domenicale, o anche solo una semplice benedizione per i presenti, evidenzia un distacco preoccupante. La Chiesa, che spesso dichiara di non voler fare politica, non ha esitato in altre circostanze a pronunciarsi su questioni sociali e morali, talvolta con toni da comizio. Eppure, di fronte a un evento che tocca da vicino la comunità e il futuro del territorio, ha scelto il silenzio.
Gli abitanti di Oristano e dintorni si aspettavano una diocesi pronta a difendere i valori della giustizia, della solidarietà e della protezione dell’ambiente. Si aspettavano sacerdoti capaci di offrire un sostegno morale e spirituale in un momento di lotta e di incertezza. Invece, hanno trovato porte chiuse e parole mancanti.
Le stesse porte chiuse e parole mancanti sono state trovate da questo giornale nei mesi scorsi, quando abbiamo richiesto un incontro con l’arcivescovo, monsignor Roberto Carboni, che ancora oggi non ha avuto risposta. Forse perché, come si vocifera nei sacri corridoi arborensi, c’è un segretario arcivescovile ostile nei confronti della stampa libera, quella che rispetta le persone ma non fa sconti.
È ora che l’arcidiocesi di Oristano rifletta seriamente sul proprio ruolo e responsabilità. È il momento di riscoprire la propria missione di guida spirituale e di vicinanza al popolo. Dimostrando con i fatti ciò che predica con le parole. La comunità sarda merita una Chiesa presente, attenta e pronta a lottare al fianco dei suoi fedeli. Non un’istituzione distaccata e indifferente alle battaglie di chi lotta per la propria terra.
La Chiesa ha il dovere morale di essere un faro di speranza e di supporto, specialmente in situazioni di conflitto e di disagio sociale. La sua assenza al porto di Oristano non può essere giustificata con la scusa della neutralità politica. Qui non si tratta di politica, ma di persone, di famiglie, di una comunità intera che si sente tradita e abbandonata.